Avvertenze

Non sono alla ricerca di rendere visibile questo spazio. Non m'interessa e scrivo quindi di conseguenza.
Lo sai da subito.
Viaggio moltissimo e qui appunto, quando ho voglia, quello che mi fa riflettere e mi tiene occupato oltre al lavoro durante i tanti spostamenti: libri, musica, cibo, posti da vedere, fantasie e riflessioni in generale. Sono queste, per ora, le aree principali dei post.


giovedì 31 maggio 2012

il coraggio

Penso a quanto successo a pochi chilometri da qui, in Emilia, oppure in Puglia.

Sono mille le circostanze che mi vengono in mente, in cui il coraggio è l'unico motore per andare avanti.

Davanti agli occhi mi rimane, però il coraggio di Valenzia: vivere nel futuro.
Mi convinco sempre di più, di come lo spessore di una società si misuri anche con la sua capacità di lasciare una traccia positiva.

Da romano, seppur ormai emigrato da tanto, troppo tempo, mi sento sempre più in imbarazzo per l'incapacità di Roma di progredire: viviamo di un'eredità arrivata da ormai tanto tempo, che teniamo li, ma che non abbiamo saputo investire.

Peccato. Veramente.

M.

giovedì 12 aprile 2012

domenica 25 marzo 2012

Un nome, un destino!


Sarà la primavera, sarà la giornata dedicata al dolce far niente in attesa di un pomeriggio di lavoro, sarà quel che sarà, ma mi è saltata all'occhio una cosa: nel nome FRANCESCO SCHETTINO c'è l'anagramma SECCHE SCONFORTANTI.

Vabbe, al Giglio erano scogli, ma mi rallegro di non avere naufragi nel nome.

M.

Immagine dal web

lunedì 27 febbraio 2012

I Kyoto: storia di una pedalata tecnologica!

Obiettivo ambizioso: assorbire il più possibile di questa città meravigliosa; senza sosta, senza spendere anche oggi una fortuna in taxi e rientrando in orario.

Già, non posso perdere il treno per Tokyo: shinkansen delle 17.42.

La soluzione mi viene in mente vedendo la pubblicità di un viaggio ad Amsterdam: affitterò una bicicletta!

Kyoto è relativamente semplice: tutte vie perpendicolari. Certo, la lingua non aiuta, ma credo si possa fare.
Per essere più tranquillo mi aiuterò con l'ipad.

Scarico la cartina e noleggio un hot spot per essere sempre on line: avrò in tempo reale sia le indicazioni su cosa ci sia da vedere lungo il mio tragitto, sia e soprattutto la visuale immediata del mio percorso.

Si può fare!

Superato l'ostacolo linguistico, Tikamono san, il congierce dell'albergo, si da da fare.
Per quanto deluso dal mio rifiuto di accettare il giro in risciò, una macchina o uno scooter a noleggio, oppure un autista certificato anche come guida turistica: mi trova una bicicletta.

Una bella mountain bike.

É molto soddisfatto dell'impresa, lo vedo nei suoi occhi fieri: brillano.
Ma non per molto. Capisce infatti, che ho qualcos'altro da chiedere.
Ha ragione. A me non serve una modaiola mountain bike: la bici per me deve avere il cestino.

Andiamo avanti quei buoni dieci minuti e finalmente siamo certi di esserci capiti: mi disegna la bici, il cestino e ci mette dentro l'ipad.

Ha capito: ho bisogno di guardare la cartina elettronica, perchè a parte le vie principali, le altre sono indicate ovunque in giapponese e tempo dieci minuti sarei perso.

Anche se un po' dubbioso mi conferma il tutto.

Vado a dormire soddisfatto.

L'indomani inizia nel migliore dei modi: non piove, ottima colazione e soprattutto nel parcheggio dell'albergo mi aspetta una bellissima bici con cestino.
D'accordo, fa molto nonna papera, ma in fin dei conti: che me ne faccio di una mountain bike?
A me serve il cestino per metterci dentro l'ipad!

Sembrerò anche un'arzilla vecchietta mentre va a fare la spesa, ma ho un sistema di navigazione satellitare che non ha nulla da invidiare ad una Bentley.

"Te pare" poco? A me no. A Kyoto "me pare" fondamentale.

Così, mi avvio contentissimo verso Fushimi Inari Shrine, la serie di porte rosse diventate ancora più famose con il romanzo e film "memorie di una geisha". Sei chilometri verso sud.

Sono di ottimo umore. La mia dotazione tecnologica funziona al meglio e la città é meravigliosa.
Che bell'idea ho avuto, un cestino portapane e via: ho un sistema di navigazione efficiente.
Pedalo soddisfatto, non mi sfugge nessuna attrazione, anche le minori sono segnalate in tempo.

Fantastica la cartografia di google. Non sfugge un dettaglio, tutto sotto controllo, manca poco all'arrivo........OMMIODIOOO!

Sulla via di Fushimi, nella zona dei tempi buddisti a sud ovest di Kyoto, ho svelato il mistero, l'arcano. Il motivo di tanta insistenza della sera prima.

In una delle zone più sacre per il buddismo e lo scintoismo, io ho avuto il numero maggiore di visioni mariane dell'era moderna, raggiungendo il top mistico quando ha iniziato anche a nevicare.

Ecco la spiegazione del comportamento inusuale per un giapponese come Tikamono san.
Certo che metteva in dubbio la mia scelta di rinunciare alla mountain bike: porca miseria Kyoto ha più montagne di Canazei!

Altro che salite: muri! Appena lasciata la zona più centrale sono ovunque, ma indicazioni sulla mappa zero. Niente. Nothing. Nada. Niet. 何も!
Unico dettaglio mancante alla mia meravigliosa dotazione cartografico-tecnologico-ciclistica.

Dettaglio?

Avrei rinunciato volentieri all'indicazione di un dojo, di uno shrine, di una pizzeria, sushi bar o altra fantastica nota dei compagni on line, per la semplice indicazione: ALTA MONTAGNA, dotatevi di ossigeno.

Sono morto, ma almeno non mi sono perso!
Beh, più o meno, ma questa é un'altra storia.

M.(scalatore mode)

martedì 10 gennaio 2012

In volo! Come un asino




Un tempo non troppo lontano, gli asini volavano: non era affatto raro vederne, o incontrare qualcuno che avendone visti condividesse con noi questo momento.

Ancora più frequente era incontrare chi addirittura ci indicasse il punto, proprio in alto nel cielo, dove guardare.

Poi tutto questo è finito. Niente più asini con le ali.
Almeno io ho smesso di vederne, per quanto passi del tempo in un paese dove molti ancora vorrebbero farci stare con il naso all'insù, per i loro comodi.

A me però vivere con la possibilità che gli asini potessero volare piaceva. Molto.Oggi però non ci sono più storie in cui lasciarmi trascinare con la fantasia, o ancora meglio, rimanere guardare una relatà, che quella fantasia dovrebbe superare di gran lunga.

Anche se le ultime due settimane, sono state piene di 'eventi', rimango con i piedi per terra: gli asini non volano.

Non basta poter passare una serata con persone che non hai mai vista prima, ma organizzare con loro un viaggio a Panama e lo spostamento di una barca verso il Pacifico, quando ormai dalle tue parti non sei in grado di fissare una partita di briscola con i tuoi amici.

E non importa se tu su quella barca ci non salirai mai. In quel momento sei convinto di farlo. Ci credi. Anche se questo non fa volare un asino.

NON VOLANO!

Non puoi certo considerare un avvistamento, l'incontro con un vecchio compagno di scuola che non vedevi da un secolo, ma che hai trovato sul barchino di sub venuto a recuperarti su un'isola semideserta, mentre alla tua di barca stanno ancora provando a sistemare il timone - messo fuori uso da un' onda alta quanto l'ultimo piano di casa tua.
Queste non sono certo ali d'asino.

E deve essere certo un falso allarme riuscire a conoscere in dieci minuti tutti quelli che stanno al bancone del bar dove vuoi farti il giro prima della ninna. Non conta che magari sono gli stessi che due settimane fa hai 'sfanculato' al semaforo o in coda al check in: qui ti vanno a genio.GLI ASINI

NON VOLANO!

Anche se tra loro ci sono Sami e Pascal. Lei cameriera. Età indecifrabile. Non bella, ma sempre gentile con lui, non solo quella sera. Ma da quando Pascal frequenta il bar. Anni.

Solo gentile. Non c'è niente tra loro oltre questo: gentilezza. Non certo poco.

Allora Pascal quella sera regala a Sami un barca. Vecchia, d'accordo, ma comunque una barca.

Il sogno della vita di Sami si materializza: ora può veramente vivere a bordo.
Non per fare il giro del mondo, ma per continuare a fare quello che sa fare. L'unica cosa che sa fare. Servire ai tavoli, ma arrivando al bar col gommone.

Proprio come facciamo noi. Come fanno tutti quelli a cui ormai da troppi anni porta da bere.

Non una promessa fatta, così, tra i fumi dell'alcool e della gangia, ma di documento di cessione messole sotto al piattino del conto.Il conto pagato per tutti noi e il sogno della vita per Sami. Come mancia.

Anche in un posto così, però, io di asini che volano non è ho visti, nemmeno quando mi sono ritrovato (dopo non so nemmeno quanto tempo) una chitarra elettrica in mano a suonare reggae con tre fantastici tizi.

Liquid, Papagorgius and Liu, siete stati unici, ma avete fatto volare solo il mio umore. Nessun asino.

Tutte queste storie non mi fanno tornare indietro a quando potevo credere anche alle cose più strane. Un po' a tutto. Un po' troppo a tutto e a tutti.

No, neanche qui gli asini volano: ne sono convinto.
Non potrebbero farlo, nemmeno volendoci credere: troppo difficile decollare quando si é sottacqua!

M.

PS quei deficienti che hanno messo le ali all'asino del vido sarebbe da prenderli a calci in culo. non mi viene altra espressione.
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