Avvertenze

Non sono alla ricerca di rendere visibile questo spazio. Non m'interessa e scrivo quindi di conseguenza.
Lo sai da subito.
Viaggio moltissimo e qui appunto, quando ho voglia, quello che mi fa riflettere e mi tiene occupato oltre al lavoro durante i tanti spostamenti: libri, musica, cibo, posti da vedere, fantasie e riflessioni in generale. Sono queste, per ora, le aree principali dei post.


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giovedì 31 maggio 2012

il coraggio

Penso a quanto successo a pochi chilometri da qui, in Emilia, oppure in Puglia.

Sono mille le circostanze che mi vengono in mente, in cui il coraggio è l'unico motore per andare avanti.

Davanti agli occhi mi rimane, però il coraggio di Valenzia: vivere nel futuro.
Mi convinco sempre di più, di come lo spessore di una società si misuri anche con la sua capacità di lasciare una traccia positiva.

Da romano, seppur ormai emigrato da tanto, troppo tempo, mi sento sempre più in imbarazzo per l'incapacità di Roma di progredire: viviamo di un'eredità arrivata da ormai tanto tempo, che teniamo li, ma che non abbiamo saputo investire.

Peccato. Veramente.

M.

domenica 25 marzo 2012

Un nome, un destino!


Sarà la primavera, sarà la giornata dedicata al dolce far niente in attesa di un pomeriggio di lavoro, sarà quel che sarà, ma mi è saltata all'occhio una cosa: nel nome FRANCESCO SCHETTINO c'è l'anagramma SECCHE SCONFORTANTI.

Vabbe, al Giglio erano scogli, ma mi rallegro di non avere naufragi nel nome.

M.

Immagine dal web

venerdì 17 giugno 2011

Una cosa MICAMALE che non farò mai più

Al.......a ed Ar....o sanno andare per mare.
Lo capisci immediatamente. Appena li vedi.

Il Taxi mi ha lasciato all'ingresso della marina di Point a Pitre.

Nonostante la stanchezza, la sacca in spalla non mi ha dato problemi: la voglia di risalire in barca mi avrebbe fatto superare qualsiasi fatica, anche il fastidio che l'umidità pazzesca di quella sera mi ha dato alla cicatrice.

Con questo stato d'animo li ho incontrati.
Con questo stato d'animo sono risalito a bordo: dall'altra parte del mondo per imparare.

E qualcosa ho imparato, accidenti se ho imparato.

Una lezione su tutte: saper andar per mare non mi basta.
La barca è una sfida con la natura, con gli altri e con se stessi.
La barca sta smussando il mio caratteraccio, e quell'esperienza mi ha dato chiaramente un modello di riferimento: io non voglio essere come i miei ospiti doppia A. Mai.

Il mare deve unire. Chi cerca un qualsiasi pretesto per discutere, polemizzare, entrare in competizione, dovrebbe fare altro, oppure, quantonemo evitare di prendere persone a bordo.

Ma tant'è. E così è stato: utile a mettere la mia notoriamente scarsissima pazienza a dura, durissima prova. Fortunatamente superata.

Così alla fine, l'esperienza è stata veramente MICA MALE, ma oggi ripensandoci mi viene in mente il libro fantastico di David Foster Wallace e con serenità dico: una cosa mica male (charter) che non farò mai più!

M.


PS

un post di servizio per riprendere in mano la tastiera, la cui vera utilità è segnalare la lettura di: "Una Cosa Divertente Che Non Farò Mai Più" . Seppur da crociera, sempre di barca si parla. Geniale



Immagini dal WEB

giovedì 7 ottobre 2010

Sono

SONO le 8.
Della mattina.

Di un giovedì strano: SONO a Milano e soprattutto SONO già in ufficio.

La giornata prende il suo passo. Spedito. Frenetico.
Una dopo l'altra le riunioni SONO finite, così come le mail lette e quelle scritte.

SONO nuovamente le 8. Della sera.
12 ore SONO passate. Via così. Andate.
Non me le ridaranno più.

SONO finalmente a casa. SONO accolto dalla lavatrice. Anzi SONO lavatrici.
Cucino: allora cena, ma anche piatti.

La valigia è in mezzo al salone. Anche la sacca.
SONO entrambe aperte. Fanno disordine.
A casa e nella vita.

Il pc è aperto con la presentazione che devo finire.
Anche il libro che voglio finire è aperto.
SONO attratto dall’uno e respinto dall’altro.

Finisco al PC, ma continua a respingermi: pur di non rimettermi al lavoro, ritrovo la forza di scrivere qualcosa.
Rileggendola sarebbe stato meglio rivedere la presentazione: a corto di idee.

SONO....anche se non sembra!

M.

domenica 18 aprile 2010

Prigioniero!

Si, sono prigioniero su un’isola a non so quanti chilometri da casa.

Tre giorni di reclusione forzata a causa del fumo in Europa: che beffa per un’estremista dell’antitabagismo.

Certo, qui tutto è molto bello, ma proprio per questo la mia libertà è maggiormente offesa: lasciare un posto incantevole è contro natura e richiede un grandissimo sforzo, possibile solamente se si è costretti oppure se si esercita, appieno, la propria libertà.

Appunto, io vorrei proprio oggi, esercitare questa libertà.
Vorrei essere libero di rientrare e tornare alla mia vita normale.

C’è un tempo per tutto: per le vacanze, per la barca e per la propria normalità.

Io ho voglia di rimettermi le scarpe, la giacca, il cappello e addirittura tornare al lavoro.

Ecco, io tutto questo non posso farlo: sono nel paradiso terrestre, ma prigioniero.
Prigioniero di un posto e di mille pensieri.

M.

Immagine dal web

giovedì 8 aprile 2010

C'è buio e buio.

Non si vede nulla, ma va bene così: bastano gli odori ed i suoni per capire che sono arrivato.

Tra poche ore il buio lascerà il posto all’alba e suoni che ora non riesco ad immaginare prenderanno il posto del verso degli uccelli notturni, delle rane e dell’immancabile musica reggae che, anche in mezzo alla foresta pluviale della Montagne Pelée, riesce a distinguersi in lontananza.

L’odore inebriante dei fiori, invece, non andrà via.

Ho già tolto scarpe e calzini e la tentazione di fare il primo tuffo è quasi più forte della mia paura profonda per il mare di notte. Quasi, appunto: domani mattina il bagno andrà bene lo stesso.

Per ora limitiamoci ad ascoltare la risacca mentre nutriamo le zanzare: è comunque un buon inizio di vacanza in attesa di risalire a bordo.

Chissà questa volta cosa mi regalerà il mare.

Vedremo.
M.

domenica 28 febbraio 2010

In viaggio con le tessere

Martedì 23 Febbraio, 4.45.

Quando suona la sveglia, queste sono le cifre scolpite in rosso dal proiettore dell'Oregon Scientific sul soffitto della mia stanza.

Sono sveglio ma confuso: è molto presto e non ci sono infermieri intorno a me.
Già: è così maledettamente presto solo perché ho ricominciato la vita “normale”.
Non ho prelievi in programma. Devo solo alzarmi.

Ginnastica, doccia, barba, vestito, colazione e documenti: si riparte. Tre mesi esatti oggi.

Tre mesi senza aerei, treni e taxi; eppure sono certo di aver viaggiato tanto. Forse come non mai.

Dei libri mi piace questo. Il gusto di realtà che mi lasciano. Un po' come dopo un bel sogno.

Mi piace la loro forza di tenermi in movimento: ogni volta un legame a qualcosa d'altro.

Una scoperta continua. Un posto da visitare. Un altro libro da leggere. Una canzone da ascoltare. Un vino da assaggiare. Una ricetta da dover provare e più semplicemente un ricordo che riaffiora.

A chi mi ha chiesto che fine avessi fatto in questi ultimi tre mesi, ho risposto: ho viaggiato molto e giocato a domino.

M.


Immagine dal web

martedì 2 febbraio 2010

Le pagine mancanti

“Non mi piace affatto, ma oggi sicuramente farò ciò che si aspettano da me: meritano un riconoscimento per come mi hanno accolto”.

Marina stava pensando a questo mentre l’auto proseguiva spedita verso il parcheggio dei TIR. Lei continuava a fissare Olli e sua madre Emilia attraverso lo specchietto retrovisore, ma i due sembravano troppo assorti anche per la minima interazione.
Così rimase ferma, immobile, ma ormai aveva deciso.
Neanche il caldo torrido la intimoriva più.

Appena fermati, Marina non attese le solite preghiere: uscì con l’agilità che i suoi due accompagnatori non pensavo più lei potesse avere.

Toccato l’asfalto Marina capì, chiaramente, di essere contenta come non lo era mai stata: non sarebbe rimastata più sola. Almeno così credeva dal giorno in cui fu raccolta proprio in quel parcheggio e continuò a crederlo anche dopo che la macchina andò via sgommando senza di lei. Continuò ostinatamente a credelro fino a quando i suoi zoccoli affondarono completamente nell'asfalto bollente di una calda giornata d'agosto in Sardegna.

In quell'istante Marina smise di essere una capra contenta e.........

Ho immaginato così, a modo mio, un passaggio di Palline di pane di Paola Mastrocola.

Mi capita spesso di chiedermi cosa possano effettivamente pensare i personaggi di un romanzo, mentre la narrazione li sfiora solamente, privandoci così delle loro riflessioni, escludendoli dal finale e lasciandoci nel dubbio sui loro destini.

Si, me ne rendo conto, non ha molto senso: più importante in questo caso mettere in luce i luoghi comuni, i pregiudizi e dare compimento alla storia, però l'unica cosa che mi sia veramente rimasta di Palline di Pane è proprio capire dove sia finita la capra Marina.


....delusa dalla vita, Marina ora vive su un albero. Ne ho le prove!

M.

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sabato 9 gennaio 2010

Sono in pericolo di vita!

Sera tardi. Rosanne ha irresistibilmente voglia di una birra, ma in casa non ce ne è traccia e fuori piove.
Piove incredibilmente tanto.

Le strade sono ormai torrenti in piena e le autorità della North Carolaina hanno già chiuso molte strade, ma Rosanne ha voglia, tanta voglia di una birra.

Fuori continua a piovere. Ci vorrebbe un gommone, ma Rosanne ha solo un motorino. Di quelli piccoli. Il motorino è piccolo, ma la sete è grande.

Rosanne vuole una birra, fuori piove e lei non ha un'arca.
Non è Noe, ma ha appena cambiato le ruote al suo "moped": le ruote hanno il battistrada nuovo. Accidenti a non averlo ricordato prima.
Rosanne è finalmente rincuorata.
Si parte, destinazione supermercato.

La traversata del quartiere è meno facile del previsto, ma le nuove ruote la portano finalmente alla sua birra. Tanto vale prendere una cassetta, e nonostante tutti, veramente tutti, suggeriscano a Rosanne di fermarsi nel market ed aspettare che la situazione torni meno spaventosa, per lei non c'è motivo per non ridirigersi verso il suo salotto e finalmente gustare la sua agoniata birra.

La polizia ora ha anche chiuso la sua strada di casa. Ma lei ha le ruote gommate. Ed allora via. Fissate le birre sul portapacchi, Rosanne, in sella al suo cinquantino, sfida la corrente e forza le transenne poste dalla polizia.

L'acqua è sopra le sue ginocchia. Ora nemmeno le ruote gommate la tengono in piedi: la corrente ha la meglio, in un attimo è travolta.

Ma oggi è un giorno fortunato per Rosanne: un poliziotto vede la scena, e nonostante la rabbia per essere stato quasi travolto dal suo mezzo anfibio, trova la forza per contrastare la furia della natura e lanciando una corda porta Rosanne in salvo.

Rosanne è sconvolta. Cerca di dire qualcosa, ma non si capisce nulla di quello che esce dalla sua bocca.

Il poliziotto ha bisogno di aiuti.
Rosanne è in evidente stato di shock.
Tutte le strade ormai sono come gli Everglades.

Adagiata Rosanne sul sedile della sua auto di servizio, il poliziotto cerca di chiamare rinforzi via radio.
Cosa giusta da fare quando si è appena salvato qualcuno, ma non quando quel qualcuno ha una gran voglia di arrivare a casa propria per bersi la sua meritatissima birra: l'occasione è troppo ghiotta per non scappare.

Da provetta nuotatrice, almeno così appare, Rosanne si tuffa nel viale di casa, sparendo nella corrente.

Rosanne è morta così il 3 giungo del 2009.

La madre, intervistata sul folle gesto di sua figlia, ha commentato: le ruote erano nuove, è stato un peccato perdere il motorino. Rosanne ci teneva così tanto!

Ringrazio Rosanne per aver in questo modo migliorato la specie umana. Non a caso si è aggiudicata, come prima donna, il premio Darwin edizione 2009. http://www.darwinawards.com/darwin/darwin2009-04.html

Guardando in che direzione sta andando l'evoluzione in Italia, mi sento però in serio pericolo di vita.

Aiuto!

M.

PS il premio Darwin viene assegnato tutti gli anni a chi è morto da fesso. Con un'idiota in meno, la specie ne risulta migliorata.

mercoledì 6 gennaio 2010

Un po' come a Stoccolma

Finalmente sono a casa. Sensazione strana: malinconia ed entusiasmo.
Entusiasmo per essere tornato. Tutto qui.

Ma la malinconia? Perché? Non me l'aspettavo affatto.
Non pensavo mi sarebbe dispiaciuto tornare a casa, che avrei sentito la mancanza dei luoghi che mi hanno ospitato per quasi un mese e che mi sarebbero mancati così evidentemente i miei compagni di avventura: é proprio vero, la bellezza di molti luoghi è negli occhi di chi li guarda.

Quest’ultimo viaggio mi ha dato incredibilmente molto, ma temo che troverò difficoltà a convincere chiunque a ripercorrerlo.

M.

domenica 29 novembre 2009

va dove ti porta il cuore


Sono prossimo ad un'altra partenza.

Ennesima valigia pronta per essere chiusa ed ennesima sveglia all'alba. La destinazione stavolta non è di quelle che ti fanno battere il cuore, ma non mi lamento: tre settimane lontano da tutto possono solo farmi bene, anche se decidere non è stato facile. Non lo faccio certo a cuore leggero, ma tant'è: al cuore non si comanda.

Come sarà lo vedremo strada facendo. In ogni caso, butterò il cuore oltre l'ostacolo affinché tutto vada per il meglio, anche se affidare il mio cuore nuovamente a qualcuno non mi lascia affatto indifferente.
Strana sensazione, ne avevo perso evidentemente memoria, perché la ricordavo diversa, più coinvolgente: dal profondo del cuore in tutto il corpo. Speriamo non mi lasci però con il cuore spezzato.

Dovrei ancora finire alcune cose prima della partenza. Nonostante siano importanti, non ho affatto fretta. Cercherò nei ritagli di tempo che mi saranno concessi di non lasciare pendenze, ma con calma, senza farmi venire il cuore in gola.
Se non dovesse bastare, chiederò scusa a chi ne avrà sofferto, con la massima umiltà, con il cuore in mano.

Non ho mai avuto un cuore da leone, ma in questo caso sembra il coraggio non manchi. Ho organizzato tutto nei minimi dettagli con la freddezza di chi ha il cuore di ghiaccio: forse ho solo voglia, con tutto il cuore, di arrivare a destinazione. Di ritrovare le energie di un tempo. La voglia e la forza di fare.
Si, è per questo che stavolta parto. Per ricaricare la pompa.

Le energie torneranno, più di prima. Potete contarci, anzi mettetevi il cuore in pace!
M.

lunedì 16 novembre 2009

Al volante


Ho guidato per anni macchine italiane: Fiat, Lancia ed Alfa.
Intendo, guidato stabilmente, o forse ancora meglio, posseduto stabilmente.

L'ho fatto con inconsapevole soddisfazione.
Inconsapevole perchè la mia soddisfazione nel farlo, non è mai stata messa a confronto con una valida alternativa. Certo ho avuto qualche chilometro di fugace esperienza con tante altre, ma mai in modo da poter dare un giudizio solido, costruito sui tanti chilometri percorsi.

Oggi ho provato la novità: tedesca.
Grande entusiasmo iniziale.
Molto bella, affascinante, energica, tecnologica, comoda ed equippagiata di tutto punto: ma in quanto ad affadibilità e tenuta di strada è stata un'esperienza davvero deludente.

M.


sabato 12 settembre 2009

C'è posta per me!


Il rientro dalle vacanze è un insieme di emozioni forti.
Per me è sempre stato così.

Prevalentemente emozioni non belle: spesso un senso di malinconia e sempre la convinzione che le giornate si accorcino incredibilmente proprio quel giorno.


Ma non solo. Ci sono anche le emozioni piacevoli.

Da qualche anno si è aggiunta, infatti, la curiosità di tornare a casa mia (tutta mia intendo), mentre negli anni più indietro c'era l'impazienza di andare in piazzetta per rivedere gli amici e raccontarti finalmente le imprese vissute in quelle poche settimane di separazione (i cellulari e le email sarebbero arrivate solo più tardi).


A quei tempi c'erà però di più: il confronto con la cassetta postale. Ma vi ricordate che bello che era?
Chi mi avrà scritto? Mi avrà scritto Simona? Quante volte? Quante cartoline avrò ricevuto?
Si, il confronto con la cassetta postale era senza dubbio un momento veramente unico.


Questo anno ho deciso di regalarmi nuovamente quell'emozione.
Sorpresa: mai avuti tanti amici e tutti molto importanti poi.
Una cassetta postale stracolma di lettere in sole tre settimane: Monte dei Pasci di Siena (8 lettere). Probabilmente ci proverò in autunno, perchè evidentemente ha un debole per me, anche se ignorare American Express (4 lettere), sarebbe miope. Ma anche Visa (3 lettere), Avis, Alitalia, Holiday Inn, SwinPlanet, AEM, IKEA, il sindaco di Monza e l'amministratore di condomio.


Chissà che invidia proveranno tutti quando racconterò loro le mie vacanze: devono essere rimasti tutti a casa....neanche una cartolina mi ha hanno spedito!


RIMANDIAMOCI LE CARTOLINE!


M.


PS Io oggi mi sono spedito da Roma quella in foto

venerdì 19 giugno 2009




Alcune giornate iniziano in modo diverso: hai la carica per affrontare tutto, anche l'imprevisto.
Lo sai da subito, da come reagisci alla sveglia.

Per me quella giornata è iniziata così: consapevole che non mi avrebbe fermato nulla.
Anche se niente fosse andato come avrei voluto o previsto, non sarebbe stato un problema.

Alla peggio avrei saputo trovare il lato positivo.
Mi aspettava una giornata difficile: proprio per questo appassionante e se anche avessi commesso qualche errore, avrei avuto così l’opportunità di capire meglio i miei limiti e crescere.

Lo sanno tutti che proprio dalle difficoltà si aprono le strade principali. Basta saperle trovare e percorrere con coraggio.
Io sono sempre stato bravo a non rimanere col culo per terra. Io lo so che il terremoto che ti devasta è lo stesso che ti da la possibilità di ricostruire.
Di cambiare quello che non va.

Allora, anche quello che oggi sembra non andare bene, fa parte della crescita: l'importante è andare avanti.

Quella mattina passa proprio così. Attimo dopo attimo, non perdi il controllo davanti agli imprevisti. Quelli che sembrano gli insuccessi li gestisci e li metti in positivo, e soprattutto ti godi i successi. Le cose che prendono forma.

Proprio come il filo d'Arianna ha portato Teseo fuori dal labirinto, un passo alla volta, ma sempre nella direzione giusta, attimo dopo attimo, la situazione ingarbugliata si srotola come un gomitolo e ti accompagna alla sera.

Sei stanco, ma soddisfatto: per quanto non sia stato come l'avevi immaginato, ti rendi comunque conto di aver controllato tutto.
Proprio per questo c'è ancora più gratificazione: lo sapevi che sarebbe stato un gran giorno, lo volevi così e così e stato.

Ora ti squilla il telefono. Ancora lavoro. Accidenti sono le dieci, le undici in Italia, che altro c'è?
Non vorresti rotture di scatole, ma solo goderti la tua stella e finire in santa pace, ora che anche gli occhi ti danno tregua, le ultime pagine del libro che stai finalmente assaporando.

Ma tu rispondi comunque, non hai timori. Tu controlli tutto: nulla potrà cambiare quello che hai raggiunto oggi.
Poi cosa potrà mai succedere al telefono? Sei abituato a gestire qualsiasi cosa.
Contratti, progetti, riunioni e relazioni: le donne della tua vita, hanno smesso di esserlo proprio al telefono.
Nulla può turbarti oggi.
Allora rispondi. Anche se è tardi, se sei stanco e se sembra essere di lavoro: sarà una buona occasione per chiudere ancora meglio la giornata.

Poi invece, proprio oggi, proprio nel giorno che hai controllato tutto, facendolo diventare positivo se non lo era già di suo, succede che Marco se ne va, così: un attimo.
Sul display c'era il nome di un collega, ma la telefonata non è stata affatto di lavoro: questa non la so proprio gestire. Come si reagisce alla morte di un amico? Cosa si dice?
Io credo di non aver capito fino in fondo quanto fosse successo.
C'è voluto qualche giorno ancora.
Oggi mi è invece molto chiaro.

Continuo a cercare il lato positivo anche di questo. Io sono fatto così. Me lo domando ogni giorno. Ogni mattina. Cerco di convincermi che è l’occasione che la vita mi ha dato di vedermela da solo. Senza guida.

Sicuramente è questa la chiave, sicuramente è così che sto crescendo e sto andando avanti, però proprio ora che la mia bussola continua a segnare ogni giorno un Nord diverso, non ho paura di perdermi, ma mi manca molto chiederti da che parte andare.

M.

domenica 19 aprile 2009

Per la precisione!

Un paese lo capisci dai piccoli dettagli, dalle sfumature: i salumi, ad esempio.
Pur essendone praticamente sprovvista, proprio grazie ai salumi ho imparato un'altra lezione di civiltà qui in Inghilterra.

Ovviamente al solito prezzo: un'altra bella figurina.

Centro conference di Ashridge, ora di pranzo, tutti in fila ordinata al buffet. Tranne uno, io per l'appunto. Chi altro?

Mi aggiro per la sala ridendo.
In mano ho il telefonino e sono intento a fotografare, scompassando così la fila, un misero piatto di prosciutto cotto.
Ho trovato veramente irresistibile il cartellino accanto al vassoio: "conteins pork"!

È prosciutto, come potrebbe essere altrimenti?

Quanto ho riso.

Si, perché qui sono fissati con i cartelli, con i messaggi.
Ti mandano una mail per avvisarti delle cose più inutili. Attaccano messaggi ai muri per dirti del niente.

Quanto ho riso, il prosciutto che contiene maiale. AH AH AH AH.
Perché non scrivere accanto al pane che contiene farina? E nel formaggio? Si, scriviamo subito che contiene latte. E nel vino? Dai non possiamo non precisare che contiene uva.

Ho riso, ma quanto ho riso. Veramente tanto.

Poi ho smesso tutto insieme: ho capito, come in una business school internazionale è facile poter ospitare persone che, il prosciutto cotto, non lo abbiano mai visto, ma che potrebbero seguire una religione per cui non è opportuno mangiarlo.

D’altronde anche noi abbiamo la piena consapevolezza di come il maiale sia importante per alcuni nostri ospiti: abbiamo al governo chi li porta al pascolo dove potrebbe sorgere una moschea.

Sto giro mi sono vergognato veramente e non per le foto!

M.

PS però loro se la sognano la nostra "mortazza"

domenica 12 aprile 2009

Io come una spice



Roma, Milano, Amsterdam, Parigi, Barcellona, Dusseldorf (solo per citare quelle ricorrenti), e soprattutto Londra. Sempre in giro, sempre in albergo.

Ci sono sicuramente gli aspetti positivi: il servizio; le piscine; le colazioni in camera; se perdo le chiavi (ed io le perdo sempre), non devo chiamare un fabbro, ma solo la reception.

Tanti i vantaggi, ma dopo un po', una casa ti manca.

A me manca la mia cucina, il poter invitare a cena gli amici, la privacy delle mura domestiche, solamente filtrate, dai vicini, la portinaia e la leggendaria signora del piano di sopra.

D'altra parte, trovare la casa giusta per me a Londra, non è affatto facile.

Richiede tempo e francamente non ho mai pensato ci fosse: rassegnato alla stanza 123, dell'Holiday Inn di Hemel.

Ma questa mattina, proprio la mattina di Pasqua, la soluzione si è aperta difronte a me: la "spice posh", stanca come me di vivere in albergo, ha avuto l'idea geniale: prendere in usufrutto un'ala del castello sforzesco a Milano.

L'amministrazione ha reagito in modo "freddino".
Anche se tutti speriamo nel provvidenziale intervento del "cavaliere", per assecondare le giuste attese di una donna di casa, moglie e madre dei figli di un giocatore del Milan, si teme comunque, che oggi, nel momento in cui abbiamo 28 mila sfollati all'Aquila e molte famiglie in difficoltà con il mutuo, una tale concessione possa essere considerata inopportuna: siamo i soliti insensibili. Vergogna!

Nessuna situazione contingente, di crisi economica o di catastrofe naturale, dovrebbe farci trascurare le esigenze di una donna, moglie e madre.

Io voglio fare qualcosa. Devo fare qualcosa.

Non voglio mettere a rischio la ritrovata armonia Italo-Anglosassone, frutto delle superbe doti diplomatiche del nostro premier, sfoggiate in occasione del recente incontro con la regina.
E non nascondo nemmeno il desiderio (risorto) di godermi quattro mura domestiche anche nella fredda terra d'Albione: ho deciso, mi sacrifico per la patria!

Victoria, facciamo lo scambio: tu al castello sforzesco ed io a buckingham palace.




Non mi rimane molto comodo per arrivare in ufficio, però credo si possa fare qualche sacrificio, d'altronde non dovrei avere problemi di parcheggio.


Così oggi ho scritto scritto al Royal Household del palazzo (bookinginfo@royalcollection.org.uk) spiegando loro la mia richiesta: agevolare Victoria nel raggiungere il suo desiderio proponendo lo scambio in modo da facilitare la decisione dell'amministrazione meneghina che certamente non vorrà essere da meno di quella anglosassone.


Vediamo se rispondono, se l'amministrazione inglese capirà le esigenze di Victoria e prenderà in considerazione la mia proposta: due stanze, l'uso della cucina ed il posto auto (anche non custodito, tanto l'auto è aziendale) nel palazzo.


M.


PS
Mercoledì vado a Londra.
Se lo humor inglese non dovesse cogliere le sottili ironie e mi dovessero arrestare al controllo passaporti (risentiti per la mia proposta), sia chiaro da subito: alloggio nelle carceri, seppur di reale appartenenza ed a carico della corona, non vale come scambio!


Articolo repubblica

giovedì 12 marzo 2009

CHEmozione

"Seduto al tavolo di un misero caffè, me ne sto inchiodato come una formica nel miele, analizzando i fatti i le loro conseguenze, e mi rendo conto che una persona o una parola che viene pronunciata possono trascinarti in abissi spaventosi o su cime inaccessibili".


M.

venerdì 16 gennaio 2009

Per cosa vale la pena?

Il nuovo anno è arrivato e immagino per molti carico di buoni propositi: quest'anno farò......
Cosa? Cosa avete deciso di fare nel 2009?

Su cosa vale la pena impegnarsi in un anno che ci aspettiamo difficile?
Volare bassi, o mirare in alto? Grandi, o piccole cose?
Forse vale la pena guardare indietro per capire quali possano essere degli obiettivi giusti. Possibili.
Come è andato il 2008? Siete riusciti a mantenere gli impegni presi con voi stessi?
A me non è andata male, anzi. Credo di essere riuscito nel complesso a raggiungere ciò che volevo, anche se ancora una volta ho fallito una cosa importate. Riprovo ancora, vedremo.

Ad ogni modo ricorderò il 2008 per:
1. essermi chiarito apertamente con un amico: bello
2. aver ricominciato a sciare: grazie Nelly!
3. aver riletto "se questo è un uomo" di Levi: unico
4. aver preso con molta più leggerezza il mio lavoro: era ora
5. aver continuato a girare per il mondo vedendo posti incredibili in ottima compagnia: giusto

Vedendo la foto però, oltre alla voglia di passare nuovamente capodanno al caldo, credo che per il 2009 sia meglio prevedere qualche chilo in meno: ciccione!
M.

PS
Lo so che ci siete, nel 2008 quasi mille lettori...dai non fate i timidi!

martedì 21 ottobre 2008

Motivazioni


Spesso mi chiedo (e mi chiedono) chi me lo fa fare.
A girare come una trottola, a stare lontano da casa, a lavorare anche sedici ore al giorno, a vivere in albergo, a vedere solo occasionalmente le persone a cui vuoi bene.

Poi una mattina ti svegli alle quattro, esci dall'albergo ed il freddo ti taglia in due e tu sai che nella tua città ci saranno più tardi almeno 25 gradi.
Prendi la macchina, vai in aeroporto, voli, atterri, ti fai un'ora di taxi nel traffico caotico e alla fine arrivi in ufficio: riunione, di quelle difficili.
Devi essere concentrato e attento ad ogni singola parola (ovviamente non nella tua lingua) per il resto della giornata, mentre fuori piove. Troppo.

Non hai ancora iniziato ed hai già sei ore alle spalle.

Fai la tua riunione, arrivi alla fine del pomeriggio e ti sei "guadagnato la pagnotta". Saluti i colleghi e ti rimetti in taxi.

Ti fai lasciare a Notre Dame e t'incammini verso la Gauche. Li c'è Shakespeare & Co, una libreria inglese affianco ad un bistro: entri, sfogli qualche libro, ne senti il profumo e poi, con una crepe in mano, ti riavvii al tuo taxi.

Esattamente in quel momento pensi e capisci come proprio quella sveglia maledetta che ti ha tirato giù prima del panettiere, ti ha comunque portato in giro per l’Europa, facendoti sentire ogni volta comunque a casa.

Oggi Parigi, domani chissà: in ogni caso sempre sicuro di essere nel posto giusto.

Proprio questo me lo fa fare.

M.

sabato 4 ottobre 2008

Identità rubate

Non ho la passione di facebook, anzi, mi mette tristezza.

Tutti voglioni rivedere tutti.
Molta pigrizia di conoscere gente nuova e credo grande speranza di (ri)allacciare nuove conoscenze....bibliche. Anzi soprattutto, secondo me. Non a caso gli accessi ai social network, hanno superato quelli ai siti porno.
Se la matematica non è un opinione, ci sarà un motivo.

Ad ogni modo, a me facebook non piace.
L'ho guardato. Ci ho ragionato ed ho concluso: non mi piace, ribadisco.
Non lo sento utile. Non ho la sindrome verdoniana "da compagni di scuola".
Ho mille motivazioni per spiegare il mio rifiuto di avere un profilo li sopra.
Così per molto tempo gli amici, quelli che sento comunque, che vedo comunque, che fanno comunque parte della mia vita reale, e che in passato mi chiedevano di diventare anche miei amici on line (follia!), avevano capito le mie ragioni: non condividevano, ma rispettavano.

Da qualche tempo qualcuno di loro è tornato con aria boriosa e vittoriosa alla carica, e a dire il vero con un po' di risentimento.


Perché non ci accetti come amici?
Eh?
Si, su facebook.
Per accettarvi dovrei esserci anche io: non ci sono, non ci sarò e quindi non "vi accetto".
Sei un ipocrita: ti sei registrato e non vuoi noi come amici. Allora è chiaro: sei in caccia e basta.
Eh?
Sei su facebook, dai non fare il vago!
Non lo faccio affatto, non ne vedo il motivo. Non sono su facebook punto e basta.
Ma ci sei. Non ci sono dubbi.

Avete sentito mai parlare di OMONIMIA? Anzi nel mio caso direi, tentativi di imitazione (la modestia soprattutto)?
Sei veramente senza vergogna!!!



A quel punto, anche S. Tommaso avrebbe avuto delle perplessità. E come S. Tommaso ho verificato.

Ci sono eccome! Tre volte. Una anche con la foto.
Porca miseria, quella è proprio la mia foto!
Si, bruttina, ma è la mia foto senza dubbi. Ricordo esattamente il momento dello scatto (Gorizia, zingarata 2003).

Sono sempre stato convinto dell'esistenza di persone in grado di rubarti un pezzo di vita: quelle che ti illudono, quelle che ti deludono e quelle che se ne vanno portandosi via un po' di te.
Non mi sorprende questo.
Mi sorprende invece scoprire che ci sono in giro altri me. Questo non l'accetto. Accidenti. QUELLO SONO IO E NON VOGLIO ESSERE SU FACEBOOK.

Se poi qualcuno vuole prendersi il mio posto, entrare in contatto con persone che cercamo me, non può mica caversela con così poco.

Qui bisogna prendere il pacchetto completo (quasi, Nelly non la cedo): lavoro incluso.

Ecco allora la mia agenda del prossimo mese (e siamo solo all'inizio).

GP, sei avvisato.


M.

PS agli auguri ci penso io!

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