Avvertenze

Non sono alla ricerca di rendere visibile questo spazio. Non m'interessa e scrivo quindi di conseguenza.
Lo sai da subito.
Viaggio moltissimo e qui appunto, quando ho voglia, quello che mi fa riflettere e mi tiene occupato oltre al lavoro durante i tanti spostamenti: libri, musica, cibo, posti da vedere, fantasie e riflessioni in generale. Sono queste, per ora, le aree principali dei post.


domenica 18 aprile 2010

Prigioniero!

Si, sono prigioniero su un’isola a non so quanti chilometri da casa.

Tre giorni di reclusione forzata a causa del fumo in Europa: che beffa per un’estremista dell’antitabagismo.

Certo, qui tutto è molto bello, ma proprio per questo la mia libertà è maggiormente offesa: lasciare un posto incantevole è contro natura e richiede un grandissimo sforzo, possibile solamente se si è costretti oppure se si esercita, appieno, la propria libertà.

Appunto, io vorrei proprio oggi, esercitare questa libertà.
Vorrei essere libero di rientrare e tornare alla mia vita normale.

C’è un tempo per tutto: per le vacanze, per la barca e per la propria normalità.

Io ho voglia di rimettermi le scarpe, la giacca, il cappello e addirittura tornare al lavoro.

Ecco, io tutto questo non posso farlo: sono nel paradiso terrestre, ma prigioniero.
Prigioniero di un posto e di mille pensieri.

M.

Immagine dal web

venerdì 16 aprile 2010

Rain forest: molto rain!

Sono le tre del pomeriggio. Il caldo è di quelli che ti appicciano la maglietta addosso: insopportabile.

Sono stipato in un mini van.

Destinazione Trafalgar falls.

Tutti mi guardano.

Da queste parti non è normale che un bianco prenda un autobus locale, per quanto non ci sia motivo per non farlo.

Iniziamo ad arrampicarci per l'entroterra. Saliamo su strade che tagliano la foresta. Non guardo mai giù: voglio continuare a godermi lo spettacolo e l'unico modo per farlo è per me non pensare agli strapiombi che accarezziamo ad ogni curva. Maledette vertigini.

A tempo di reggea tutti i passeggeri, più o meno a turno, iniziano a farmi alcune domande.

Sono molto curiosi del perchè non abbia preso uno dei pullman turistici: sono comodi, hanno l'aria condizionata e fanno le strade più agevoli.

Non riescono a capire come proprio per questi motivi sia li con loro e non con un bel gruppo di americani appena scesi da una nave da crociera.

Sembrano delusi da questa scelta.
Per l'aria condizionata credo di essere d'accordo con loro.

M.

martedì 13 aprile 2010

Tramonto

giovedì 8 aprile 2010

C'è buio e buio.

Non si vede nulla, ma va bene così: bastano gli odori ed i suoni per capire che sono arrivato.

Tra poche ore il buio lascerà il posto all’alba e suoni che ora non riesco ad immaginare prenderanno il posto del verso degli uccelli notturni, delle rane e dell’immancabile musica reggae che, anche in mezzo alla foresta pluviale della Montagne Pelée, riesce a distinguersi in lontananza.

L’odore inebriante dei fiori, invece, non andrà via.

Ho già tolto scarpe e calzini e la tentazione di fare il primo tuffo è quasi più forte della mia paura profonda per il mare di notte. Quasi, appunto: domani mattina il bagno andrà bene lo stesso.

Per ora limitiamoci ad ascoltare la risacca mentre nutriamo le zanzare: è comunque un buon inizio di vacanza in attesa di risalire a bordo.

Chissà questa volta cosa mi regalerà il mare.

Vedremo.
M.

sabato 3 aprile 2010

Can you hear me?

Questa è la storia vera di un muto, un ex cardiopatico ed un sordo.
Proprio in quest’ordine.
Insieme a loro una trentina di persone in un luogo fatiscente: la sede della commissione provinciale per i rinnovi e i rilasci delle patenti di guida e nautiche.

C’è fervore e tensione: tutti sono li per dimostrare le proprie idoneità a portare ancora un mezzo con le ruote, nel caso dell’ex cardiopatico quella di un timone. Il muto e il sordo ce li ha voluti invece il destino. Non può essere altrimenti.

L’organizzazione prevede un sistema molto semplice, il paziente che esce annuncia il successivo. Una sorta di spazio autogestito.

Il muto finisce la sua visita, ma ovviamente non può chiamare nessuno e così i membri distratti della commissione, trascorso qualche minuto senza movimenti, iniziano a pensare che l’ex cardiopatico non si sia presentato all’ora indicata.

Passa ancora qualche istante e poi finalmente viene fatto chiamare, questa volta da un commesso, un ulteriore paziente, che essendo sordo, altrettanto ovviamente, non sente nulla.

A questo punto il commesso evidentemente infastidito esclama: “è mai possibile che non si debbano mai rispettare gli orari?”

L’ex cardiopatico, visto l’orario, intuisce che qualcosa non sta funzionando e, avvicinandosi, chiede: “avete chiamato per caso MB?” .

“Certo, due turni fa, dove era finito?”, risponde il commesso, che aggiunge:
“Si sbrighi ed entri immediatamente”.

L’ex cardiopatico viene preso dall’agitazione e sente il suo cuore tornare a battere come nei tempi sbagliati, ma alla fine, mettendo in ordine le idee e prendendo tutte le sue carte, si calma ed entra.

Sala enorme, al centro una sedia rossa.

Un medico gli indica a gesti di accomodarsi proprio lì, in mezzo alla sala, e poi, chinandosi di fronte a lui con entrambe le mani sui braccioli, gli urla scandendo molto lentamente tutte le parole:

“B U O N G I O R N O – O R A – L E - F A R E M O – Q U A L C H E – D O M A N D A – P E R – V E R I F I C A R E – I L – S U O – S T A T O – D I – S A L U T E”.

L’ex cardiopatico indietreggia istintivamente sulla sedia e, con fare titubante, risponde: "perfetto”.
Il medico si allontana arrivando in fondo alla stanza e con una mano davanti alla bocca urla:
“V E N T I T R E”, poi correndo si riavvicina all’ex cardiopatico e gli urla:
“C H E – C O S A – H O – D E T T O?”.

L’ex cardiopatico, ormai terrorizzato, risponde tempestivamente: “ventitre”.

“M O L T O – B E N E”, commenta il medico che immediatamente dopo si posiziona all’angolo opposto della stanza e ripete l’operazione, urlando questa volta il numero S E T T E. Così per oltre dieci minuti. Fin quando da dietro un armadietto si sente l’ultimo urlo:
“I D O N E O!”.

Ora mi chiedo: secondo voi, al sordo entrato dopo, come avranno fatto a fargli capire di togliersi la camicia per farsi applicare gli elettrodi dell’elettrocardiogramma?

M.
Immagine dal WEB
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