Avvertenze

Non sono alla ricerca di rendere visibile questo spazio. Non m'interessa e scrivo quindi di conseguenza.
Lo sai da subito.
Viaggio moltissimo e qui appunto, quando ho voglia, quello che mi fa riflettere e mi tiene occupato oltre al lavoro durante i tanti spostamenti: libri, musica, cibo, posti da vedere, fantasie e riflessioni in generale. Sono queste, per ora, le aree principali dei post.


domenica 28 febbraio 2010

In viaggio con le tessere

Martedì 23 Febbraio, 4.45.

Quando suona la sveglia, queste sono le cifre scolpite in rosso dal proiettore dell'Oregon Scientific sul soffitto della mia stanza.

Sono sveglio ma confuso: è molto presto e non ci sono infermieri intorno a me.
Già: è così maledettamente presto solo perché ho ricominciato la vita “normale”.
Non ho prelievi in programma. Devo solo alzarmi.

Ginnastica, doccia, barba, vestito, colazione e documenti: si riparte. Tre mesi esatti oggi.

Tre mesi senza aerei, treni e taxi; eppure sono certo di aver viaggiato tanto. Forse come non mai.

Dei libri mi piace questo. Il gusto di realtà che mi lasciano. Un po' come dopo un bel sogno.

Mi piace la loro forza di tenermi in movimento: ogni volta un legame a qualcosa d'altro.

Una scoperta continua. Un posto da visitare. Un altro libro da leggere. Una canzone da ascoltare. Un vino da assaggiare. Una ricetta da dover provare e più semplicemente un ricordo che riaffiora.

A chi mi ha chiesto che fine avessi fatto in questi ultimi tre mesi, ho risposto: ho viaggiato molto e giocato a domino.

M.


Immagine dal web

martedì 2 febbraio 2010

Le pagine mancanti

“Non mi piace affatto, ma oggi sicuramente farò ciò che si aspettano da me: meritano un riconoscimento per come mi hanno accolto”.

Marina stava pensando a questo mentre l’auto proseguiva spedita verso il parcheggio dei TIR. Lei continuava a fissare Olli e sua madre Emilia attraverso lo specchietto retrovisore, ma i due sembravano troppo assorti anche per la minima interazione.
Così rimase ferma, immobile, ma ormai aveva deciso.
Neanche il caldo torrido la intimoriva più.

Appena fermati, Marina non attese le solite preghiere: uscì con l’agilità che i suoi due accompagnatori non pensavo più lei potesse avere.

Toccato l’asfalto Marina capì, chiaramente, di essere contenta come non lo era mai stata: non sarebbe rimastata più sola. Almeno così credeva dal giorno in cui fu raccolta proprio in quel parcheggio e continuò a crederlo anche dopo che la macchina andò via sgommando senza di lei. Continuò ostinatamente a credelro fino a quando i suoi zoccoli affondarono completamente nell'asfalto bollente di una calda giornata d'agosto in Sardegna.

In quell'istante Marina smise di essere una capra contenta e.........

Ho immaginato così, a modo mio, un passaggio di Palline di pane di Paola Mastrocola.

Mi capita spesso di chiedermi cosa possano effettivamente pensare i personaggi di un romanzo, mentre la narrazione li sfiora solamente, privandoci così delle loro riflessioni, escludendoli dal finale e lasciandoci nel dubbio sui loro destini.

Si, me ne rendo conto, non ha molto senso: più importante in questo caso mettere in luce i luoghi comuni, i pregiudizi e dare compimento alla storia, però l'unica cosa che mi sia veramente rimasta di Palline di Pane è proprio capire dove sia finita la capra Marina.


....delusa dalla vita, Marina ora vive su un albero. Ne ho le prove!

M.

immagine dal web
Related Posts with Thumbnails